Tante storie magiche
…salmodia.
C’era una leggera brezza sul lago. Non le erano mai piaciute le acque salmastre, i posti dalla sabbia appiccicaticcia, i posti con troppi volatili.
Antonia nutriva sempre quella fobia, cosi ridicola agli occhi dei passanti, cosi forte che avrebbe voluto essere altrove.
Era una giornata di fine estate, una di quelle in cui si respira l’odore di posti chiusi, di fatture da dichiarare, di bilanci pro futuro.
Sapeva che l’avrebbe attesa il caos cittadino, quella routine che tanto amava e odiava, la fretta della mattina gli spicci nella borsa perennemente in disordine.
Stava bene. Quel bene che non le apparteneva da tempo. Lo ripeteva da un paio di mesi a questa parte, alternandolo alle lamentele sui kg di troppo, sui capelli non perfettamente in piega e su quelli bianchi che facevano capolino puntualmente dopo un mese, cosi’ come a dire che anche questa volta, ahime’, non avrebbe messo da parte nessun soldo.
Stava bene, non era sola.
Michele fumava sigarette amare, tenute tra le dita vissute di chi, come lui, certamente non dava carezze.
Aveva i capelli scompigliati dal vento, di quel castano cenere tendente al dorato che, puntualmente, schiacciava sul capo.
Avrebbe fargli voluto capire che Antonia lo adorava cosi: senza acqua o paste dall’ effetto temporaneo.
Il sole quel giorno, rovente, disegnava sorrisi. Tra acque minerali e bibite al cigliegio.
Si sedettero sul bagnoasciuga.
Antonia, che da sempre era vissuta al mare, si adagio come consuetudine nel posto che piu’ la aggradava: quello in mezzo e sulla destra, il migliore per il grandangolo.
Notava Michele, portava un costume un po’ andato, cadente sui fianchi, che lasciava spazio a quel poco di immaginazione che le era rimasta.
Lo notava, scrutandone i movimenti: dall’impacciataggine di chi non va mare da parecchio, alle braccia magre, alle spalle, alla sua schiena.
Lo scrutava, cosi’ come quando comprava un disco e non vedeva l’ora di ascoltarlo, pur conoscendone l’autore.
Decise di sfidare il freddo. Lo prese per mano e lo schizzo’ da lontano, pur di vedere quel sorriso inaspettato che tanto le piaceva.
Passarono mesi da quell’ottobrata.
L’arte oratoria di Antonia era stata sempre punto di forza del suo carattere. Non la smettevamai di parlare, che fosse un chiacchiericcio, un’idea di troppo, un’opinione.
Tendenzialmente, il suo carattere cosi contraddittorio, la portava a crogiolarsi nei fallimenti piuttosto che nelle gioie, quasi a crearne uno scudo o una riserva.
Sapeva che Michele, che tanto le aveva regalato quella felicita’ inaspettata, la avrebbe portata in cio che temeva di piu: un eterno, incessabile e smisurato senso di abbandono.