Tante storie magiche
L’incosistenza della menzogna e la magia della verità
Sottotitolo
L’inconsistenza della menzogna Quei millantatori ignoranti e psicotici che usano l’Arte per esibizionismo e per rimorchiare…
Il mondo dell’arte è variegato e complesso, e, come tutti i settori professionali, popolato da persone serie, perbene, sinceramente amanti della cultura, e da cialtroni che non sanno distinguere un’opera dadaista da una surrealista, ha sempre pensato questo la coprotagonista di questa storia, ma mai ha avuto a che fare di persona con individui che si improvvisano curatori e organizzatori di eventi d’arte a costo zero, come fossero eventi di beneficienza per cui si lavora gratis, solo per avere il loro momento di gloria e atteggiarsi ad Adam Szymczyk (il curatore più influente al mondo), attirando su di sé gli sguardi presenti, soprattutto quelli femminili. Non è facile distinguere immediatamente un professionista da un fannullone privo di talento, che però ha l’accortezza di scegliere per il suo personale show persone capaci. Tuttavia anche il più astuto dei cazzari si tradisce.
Emanuel, il protagonista maschile di questa bizzarra vicenda, breve, fortunatamente per i coinvolti, ma lunga tutta una vita per il patetico personaggio in questione, molto attivo in Italia, soprattutto tra Lombardia e Sicilia e (ufficiosamente) anche a Londra, dove sostiene di avere una sede operativa, un ufficio, uno staff. Emanuel è un ragazzotto del profondo sud che sin da piccolo ha respirato profumo d’arte o meglio annusato, perché per Emanuel l’arte è una corsia preferenziale per avere un palcoscenico dove essere guardato, ammirato, osannato il giorno nell’opening di una mostra che per lui è e deve essere internazionale. D’altronde è questa la massima aspirazione di un uomo caucasico di mezza età, cresciuto e pasciuto con i miti televisivi, cui tenta di somigliare e la TV è quello che è per il semplice motivo che la gente tende ad emularla proprio nei suoi interessi più volgari e stupidi. In fondo Emanuel non è tanto diverso da altri suoi coetanei: “è figlio del suo tempo, di questa società schizofrenica che ci impone di essere famosi, di successo, ricchi”, si diceva la protagonista femminile, e aggiungeva per giustificarlo: ai maschi impongono di essere “fighi”, bellocci, piacioni, in vista, super-istruiti, di andare a letto con quante più donne possibili, altrimenti si perde automaticamente la capacità di parcheggiare la propria Ferrari che in realtà Emanuel non possiede. Come non conosce mezzo jet set internazionale, come non è un uomo super-impegnato, come non ha mai lavorato in vita sua, né praticato sport. Emanuel ha posto rimedio alla delusione e all’amarezza che provoca la dura realtà: mentire spudoratamente, negando anche l’evidenza, recitando un copione, perché in caso contrario si è costretti a mettersi a nudo e a farsi schifo, a chiedere sinceramente perdono a chi è stato preso in giro, usato, diffamato, dimostrando che si vuole riparare al male che si è fatto. Questo di solito fa un Uomo. Ma Emanuel ha abdicato da tempo a questo status, preferendo di gran lunga quello del pallista seriale che, una volta smascherato, non ha altra scelta che fingersi pentito e perfino di preoccupato per la salute altrui, inventandosi malesseri propri per suscitare nell’incazzata vittima in rivolta un senso di pietà e comprensione che dovrebbe portare alla giustificazione e all’assoluzione del carnefice. Se si volesse virare sul versante che riguarda l’approccio e le relazioni con il gentil sesso, la vittima su citata, per definire correttamente il modo di corteggiare di Emanuel, deve scomodare il grande scrittore Elias Canetti, per individuare i tre atteggiamenti tipici dell’uomo quaquaraquà che corteggia una donna e che appartengono anche al modo di interagire di Emanuel: il millantatore, quello che fa promesse, quello che implora la mamma. Emanuel parte col botto per convincere la preda su cui ha messo gli occhi addosso, che lui sa amare e che desidera solo lei per tutta la vita: “Non so perché ma non riesco a scacciarti dalla mia testa”, “Mi sa che aspettavo una come te”, “Sono serio, non sono un donnaiolo, anche se la gente pensa questo”, “Le ragazzine mi lasciano bigliettini nelle tasche dei pantaloni con su scritto Ti voglio portare a letto”. E fin qui tutto rientra nello statuto del cazzaro modello, per poi sfociare nel moralismo: “Che governi di merda abbiamo avuto! Berlusconi che andava a zoccole, ma ti rendi conto? Poi vedo in giro ragazzine di 16 anni con il culo di fuori, che la danno subito, gente che si prende e si lascia, che dice ti amo a c…o, io sono cattolico, sono legato alla mia famiglia, ecc….”. E’ facile immaginare che Emanuel pronunci queste parole al cellulare strabuzzando senza sosta gli occhi, mentre gli si stampa in faccia un’espressione soddisfatta: “Ora ce l’ho in pugno”, “Le faccio credere quello che vuole, cosi’ lavora per me gratis e poi magari me la porto a letto. Per Emanuel, le donne che lo criticano sono tutte malate o stalker, ree di aver capito chi è davvero. A quel punto il playboy sul viale del tramonto taglia corto: “Sto male, lasciami in pace, voglio stare tranquillo, mia madre non sta bene, mio padre è all’ospedale, la sorella di mia zia è in coma, e via discorrendo fino ai cugini di 5 grado. In certi casi prova a tenere buona la bisbetica indomabile: “Dai, azzeriamo tutto, restiamo amici”.
La malcapitata entrata per caso a contatto con la misera vita di Emanuel, per la quale mr. 50 milioni di visualizzazioni su youtube, le ha provate tutte per copulare con lei, recitando persino la parte dell’uomo in soggezione, ha addotto come attenuante una certa insanità mentale, ma forse solo perché questo avrebbe placato lo sdegno e l’amarezza. Ma questa convinzione si scontrava con un’altra: l’impossibilità di accettare che la volontà verso il bene non contasse assolutamente nulla. Probabilmente ci si abitua alle proprie menzogne anche se l’abitudine spesso diventa noia. Dovremmo convincerci che le attività noiose diventano perversamente molto meno noiose se si investe molto del nostro tempo su di esse. Ed Emanuel pur di non ammettere la sua identità dissociata, il suo fallimento, la sua incapacità di relazionarsi all’altro in maniera autentica, di mettersi in discussione, anche oggi sceglie di seguire la strada della menzogna, delle macchinazioni, dell’apparenza, dell’opportunismo, dell’irresponsabilità, dell’infantilismo. Una vita circoscritta alla meschinità, all’edonismo e all’insicurezza si può sopportare solo mettendo delle grosse pezze alle falle della propria esistenza da cui fuoriescono senza sosta putride escrescenze che inquinano chiunque ne venga a contatto. Emanuel ha sempre puntato su compagnie che esaltassero le sue (inesistenti) gesta e qualità, perché simili a lui, uomini la cui elementare e grottesca sessualità che richiama alla mente i film scollacciati anni ’70 con Lino Banfi e Alvaro Vitali, è emblema di un certo “gallismo” ancora molto resistente soprattutto nel sud provinciale.
Ma se il mondo dell’arte può essere ingannevole, l’arte in se non può esserlo. Questo ha bisogno di pensare la malcapitata, per afferrare il lato positivo di tutta la storia: l’arte ci insegna che le cose naturali sono è basta, sono le nostre scelte ad essere buone o cattive davanti a ciò che è. Dunque solo chi ama davvero l’arte e ne comprende il senso, può occuparsene; non certo chi pensa che libertà significhi fare tutto quello che gli pare senza preoccuparsi delle emozioni altrui, né delle conseguenze, che gli altri possano essere più furbi. battendo i piedi come bambini capricciosi che non vogliono essere rimproverati.
Ora è tutto chiaro nella mente della protagonista: la vera libertà richiede attenzione e disciplina, un impegno e rispetto verso gli altri. Libertà è imparare a pensare, l’alternativa è quella praticata da quelli come Emanuel: la modalità predefinita, l’emulazione dei buffoni senza talento che rincorrono affannosamente il successo e costantemente pervasi dalla sensazione di non aver mai davvero assaporato qualcosa di infinito e dato significato alle proprie esperienze. La ragazza ha ora installato dentro la sua anima un riflesso automatico, magico, facendole provare, ogni volta che le viene in mente il periodo che va da marzo a luglio 2018, un sospiro di soddisfazione, fierezza, orgoglio che innestano in lei la convinzione che tutto quello che riluttiamo a toccare, a vivere, a pensare, è l’essenza stessa della nostra salvezza. Emanuel è ora ai sui occhi un miserabile riluttante della Vita. A volte basta indirizzare il proprio pensiero verso qualcosa di più grande, al di fuori di noi, immaginando di vedere il mondo e le miserie umane dalla vetta più alta dell’universo, cosicché quest’ultime ci sembreranno quasi insignificanti di fronte alla bellezza e alla ricchezza della vita. Questa è la magia che può operare la nostra mente in un attimo, in un caldo pomeriggio di luglio, che fa trovare pensieri giusti, nuovi, mai maneggiati da altri e lasciati esposti alla polvere della strada. La ragazza si convinse che vi è qualcosa di magico anche nel perdonare senza dimenticare, nel lasciar andare, nell’avere compassione e derisione per chi non ha passioni e amore dentro di se.