Tante storie magiche
La Casa dei Ciliegi
La Casa dei Ciliegi
Di Antonella Angelillo
(Brano tratto da un racconto pubblicato nel 2014 nella raccolta UNA STORIA MAGICA)
Non sempre una scatola per le scarpe contiene delle scarpe.
Quella che ritrovai nell’angolo più buio dell’armadio, per esempio, conteneva qualcosa di più interessante.
La ritrovai per caso, o forse no, una mattina di giugno in cui priva di energia e in preda a una totale confusione mentale, avevo deciso di fare un po’ d’ordine. Almeno in casa.
Non avevo idea né della piega che la mia vita avrebbe preso né del motivo per cui fino a quel momento si fosse rivelata un totale fallimento, su tutti i fronti. Dieci anni di fidanzamento andati in fumo e un lavoro saltuario come centralinista. A nulla erano serviti una laurea a pieni voti in economia del turismo e un master in direzione delle strutture alberghiere, e aver lasciato fino a quel momento che ogni cosa capitasse, senza mai trovare il coraggio di andare a curiosare nel mondo alla ricerca
di uno spazio in cui poter realizzare i miei sogni, mi aveva portata a essere quella che ero, una trentenne insoddisfatta.
Dovevo trovare un modo per uscire da quella situazione e quella scatola conteneva proprio il giusto incentivo, un sogno.
Sul fondo, sotto a un sacchetto di biglie colorate e a una manciata di conchiglie un po’ sbiadite c’era una foto, che mi riportò indietro nel tempo di almeno venticinque anni nella hall della Casa dei Ciliegi, un graziosissimo albergo a ridosso del mare in un piccolo paesino delle Marche, che oltre a essere una struttura ricettiva per i turisti di ogni dove, ospitava ogni estate un gruppetto di bambini in attesa di adozione appartenenti ad un’associazione di volontariato del milanese. Venivamo definiti bambini «meno fortunati», eppure trascorrere le vacanze alla Casa dei Ciliegi mi faceva sentire una bambina speciale perché quell’albergo a detta di tutti era un po’ fuori dal comune. Difficile che passasse inosservato con le sue pareti bianche luminose e le persiane tinte di rosso, alcune finestre a forma di cuore, le lanterne sui terrazzi e fiori ovunque di ogni forma e colore, un salotto pieno di giochi, una libreria di favole a nostra completa disposizione e nel giardino due enormi ciliegi dai cui rami pendevano due piccole altalene.
Nella foto ero in braccio a Liliana, la proprietaria della struttura, e la guardavo assorta in quello che doveva essere uno dei suoi affascinanti racconti per bambini. Accanto a noi, sul bancone della hall c’era Aurora, una piccola farfalla di cristallo che rifletteva piccole
gocce di luce dello stesso colore della speranza, il verde smeraldo.
«Esprimi ad Aurora un tuo desiderio e ripetiglielo ogni sera prima di andare a dormire, lo porterà alla luna.» Questo ci diceva Liliana, e quando mi chiese di provare, sebbene nutrissi forti dubbi su come i nostri sogni potessero arrivare fin lassù ed esaudirsi, espressi anch’io ad alta voce il mio desiderio e chiesi ad Aurora di dire alla luna che avevo tanta voglia di scappar via dall’associazione e di trasferirmi una volta per tutte alla Casa dei Ciliegi, proprio lì, di fronte al mare.
Non funzionò granché, tant’è che quella fu l’ultima estate che trascorsi con Liliana, il che voleva dire che la piccola Aurora non mi aveva ascoltata bene oppure che la luna aveva avuto altro a cui pensare.
Una foto in una scatola di scarpe era quello che mi rimaneva di quel sogno e quella foto mi fece venir voglia di tornare, ancora per una volta, là dove da piccola avevo tanto sognato di restare. Fu così che decisi di partire.
Quando arrivai a destinazione e scesi dal treno erano le tre del pomeriggio del giorno successivo e il sole era alto nel cielo. Non sapendo bene in che direzione andare, attraversai la strada e chiesi informazioni a un farmacista che a occhio e croce sembrava avere qualche anno più di me.
«La Casa dei Ciliegi è da quella parte. È un po’ distante dalla stazione, se vuoi ti posso accompagnare.»
Lo so che non si accettano passaggi dagli sconosciuti,
ma quella volta sentivo di potermi fidare e decisi di rischiare.
«È bello sapere che qualcuno è ancora interessato all’acquisto della Casa dei Ciliegi», mi disse una volta entrati in macchina. «Quell’albergo è rimasto chiuso per troppo tempo e avrebbe bisogno di una bella rispolverata. Mi sembri giovane, però, per un acquisto così importante.»
La Casa dei Ciliegi in vendita. L’idea di poterla trovare chiusa non mi aveva minimamente sfiorata al momento della mia partenza da Milano.
«Venivo qui in vacanza quand’ero una bambina, per questo conosco quella struttura. È da molto che è in vendita?»
«Saranno trascorsi almeno quindici anni. Non so che ricordo tu abbia dell’albergo ma, credimi, non ha più lo stesso aspetto di una volta. Solo chi ha conosciuto la Casa dei Ciliegi e Liliana può capire fino in fondo il valore di quella casa, tutti gli altri solitamente si soffermano a guardarne le mura e poi fuggono.»
Gli lasciai credere che fossi lì per acquistarla, un po’ perché mi divertiva e un po’ perché mi faceva sentire legata a quella struttura a cui, a distanza di più di vent’anni, ero ancora molto affezionata.
«Eccoci arrivati. Hai prenotato un posto in cui fermarti a dormire?»
«Non ancora. Pensavo di arrangiarmi cercando qualcosa nei dintorni.»
La mia espressione disorientata doveva avergli fatto pena.