Tante storie magiche
IL PRINCIPE E MARGHERITA
Palazzo Parisio è un antico edificio che trova dimora nel centro della città di la “Valletta”, capitale dell’isola di Malta. Le sue origini si perdono nel tempo dei tempi, all’epoca dei crociati e delle invasioni turche, quando le viuzze delle città marinare erano strette e tortuose, quando gli invasori facevano razzia di quanto avevano conquistato. Comunque Palazzo Parisio è rimasto una perla che il tempo non ha scalfito, la sua bellezza è integra, splendida.
Le sale sono molteplici. Quella che io conosco è la sala del trono. Vorrei soprassedere ad una minuziosa descrizione, ma la bellezza di questa sala è troppo grande, come grande è stato il mio stupore nell’ammirarla e come immenso è ancora oggi il ricordo che tengo nel cuore.
La sala è ampia, ampissima. L’arcata della volta è particolarmente suggestiva, finemente dipinta con figure mitologiche. Giove, re degli dei, siede nell’Olimpo. Ha lo scettro nella mano, al suo fianco una splendida Giunone offre il suo sorriso. Ai loro piedi, intrigante e sensuale, la bionda Venere con capelli fluenti, tende loro le braccia. La dea dell’amore è circondata da Amorini e da fiori variopinti e avvolta da bianche nuvole. Veramente un capolavoro d’arte!
Dal soffitto scendono sontuosi lampadari dalle mille luci e da miriadi di gocce di cristallo che ne diffondono il chiarore con le sfaccettature di cui sono impreziosite. Le pareti sono di un verde tenue, ma ciò che le rende estremamente sfarzose, sono gruppi di piccoli colonnati in rilievo il cui bordo è arricchito da abbondanti pennellate di oro zecchino. Anche le porte e le finestre hanno le stesse decorazioni. La sala quindi “brilla di luce propria”. L’oro abbonda, la fa da padrone, illuminando l’ambiente di una sontuosa luce dorata.
Tendoni damascati alle finestre, sembrano separare il quotidiano dalla vita cittadina fuori, con la regalità dell’ambiente interno. Il pavimento è coperto da ricchissimi tappeti e una lunga scorritoia in velluto rosso, corre dal portale sullo sfondo alla sede del trono.
Tutto è silenzio. Il salone è gremito da una moltitudine di persone di ogni età, elegantemente vestita. Cappellini capricciosi richiamano lo sguardo che non si ferma alla loro estrosità, ma scende e ne apprezza l’abbigliamento sottostante, in tutto a loro intonato. Infatti le signore sono estremamente eleganti, impreziosite da gioielli di gran gusto e valore. I loro abiti hanno fogge e colori ricercati, mentre i signori sono rigorosamente vestiti di scuro: tight o smoking.
Questa moltitudine di persone, certamente più di un centinaio, ha risposto gioiosamente all’invito del loro principe. Sono persone dell’alta nobiltà, provenienti da tutte le parti del mondo: dalla Russia all’Austria, dalla Francia all’America, dalla Germania all’Inghilterra, all’Olanda. Tutti sono venuti ad ossequiare il loro principe, onorati dell’invito ricevuto.
Stupita ed incredula, c’ero anch’io fra loro. Con me c’era Margherita ed era lei la vera invitata. Il silenzio era solenne, si attendeva sua altezza reale il principe ereditario H. C. III di Grecia, accompagnato dalla sua gentile consorte la principessa F.
Una certa emozione si impossessava di me. Stavo vivendo una favola irripetibile, dovevo assaporarne ogni attimo.
Ed ecco il principe, in alta uniforme, entrare dal gigantesco portale sul fondo della sala, preceduto dall’annuncio della guardia. Il silenzio pareva ancora più profondo. Il monarca camminava a passi lenti, affiancato dalla bella principessa mentre un inno solenne scandiva i loro passi. Il pettorale di lui era gremito di onorificenze, di stelle e stelline, di bandiere in miniatura, di tante medaglie d’oro. Il suo corpo era fasciato da una striscia trasversale di colore azzurro che rendeva l’uniforme ancora più imponente. E giunse così al trono e si volse alla folla. La musica adesso taceva. A rompere quel silenzio sacrale fu un applauso infinito. Uno scroscio indescrivibile di mani echeggiava nel salone. Tutto esprimeva gioia, soddisfazione, onore e gratitudine. La cerimonia aveva così inizio. Il valletto reale, fornito di pergamena, leggeva il nome del candidato. Il principe si apprestava alla stretta di mano, dopo aver ricevuto inchino o baciamano. Se uomo, il principe sfoderava la spada, la appoggiava sulla spalla sinistra del candidato, che nel frattempo si era inginocchiato ai suoi piedi. Se donna invece, stendeva il braccio destro, appoggiava la mano sulla spalla della candidata e ne annunciava le onorificenze.
Era arrivato il turno di mia figlia. Il suo nome veniva letto sulla pergamena: dottoressa Margherita Burli di Milano, Italia. Così aveva annunciato il valletto. Era bella Margherita, elegante e sorridente nel suo abito bianco. Era, direi, raggiante. Di foggia ricercata l’abito era finemente ricamato, stretto in vita da un nastro rosa, che ne segnava il corpicino snello e curato. L’ampia scollatura ne evidenziava il décolleté. I capelli, raccolti in uno chignon, erano circondati da una coroncina di fiori bianchi e da un nastro rosa che completava l’acconciatura. Margherita ora era difronte al principe: “Che dire di questa fanciulla, disse lui, dovete sapere che Margherita è un medico. Il suo curriculum universitario è un’esplosione di massimi voti. La sua laurea porta come votazione un indiscusso 110 e lode. Auguriamole un avvenire felice.”
Poi con tono solenne proseguì: “Investito dall’autorità conferitami da Dio e dagli uomini, nomino te Margherita, Dama della mia Corte”. La sua mano era appoggiata sulla spalla sinistra di Margherita, il suo braccio era teso come una spada. “Non dovrai più dire grazie, concluse, tutto ciò che ti sarà dato, ti sarà dovuto”.
Uno scroscio di mani era partito dai presenti ed echeggiava impetuoso nella sala. Tutto mi appariva ormai confuso. Un velo di lacrime mi aveva riempito gli occhi, mi offuscava la vista e scendeva lungo le gote.
Correva l’anno 1996: un anno da ricordare, perché segnato da uno straordinario, incredibile, meraviglioso evento.
Altri inviti giunsero da parte del conte F.G., marchese di L., nonché presidente dei Cavalieri Di Malta e altri inviti dal principe H. C. IV.
Margherita ebbe la nomina a cavaliere di Malta e questa nomina fu celebrata in un’antichissima chiesetta del 500, sempre a “La Valletta”.
Noi presenziammo con molto piacere a tutti gli inviti ricevuti, vivendo così per un lungo tempo in un mondo di favola.