Tante storie magiche
Ella – scritto da T.M.S. Arcangeli
Tutte le mattine andavo a fare colazione allo stesso Caffè e da qualche tempo mi ero abituata a chiedere sempre la stessa cosa: un caffè americano e un cornetto al miele. Il caffè americano era tutto ciò che mi era rimasto delle mie vecchie abitudini. La colazione, una volta, mi piaceva salata, ma ormai vivevo in Italia da troppo tempo e il tempo, come si sa, cambia molte cose. Fu in questo stesso Caffè che la vidi per la prima volta. Era magra, statura media, giovanile nel modo di vestire nonostante la sua età. La giornata era piovosa e triste, ma lei aveva un sorriso vivace sulle labbra. Non potei fare a meno di guardarla. Forse aveva all’incirca settant’anni. Lei chiese un cappuccino alla barista e si mise a chiacchierare mentre aspettava. Poi si guardò intorno in cerca di un posto dove sedersi. Il Caffè era elegante, ma non era grande e tutti i tavolini, quel giorno, erano occupati. Lei si diresse verso di me… ero seduta da sola, ma il tavolo era per due. Lei puntò con lo sguardo la sedia libera e mi chiese con voce tranquilla:《Buongiorno, potrei farle compagnia?》.《Prego, signora, si accomodi.》, risposi io, senza esitazione. I suoi occhi erano piccoli, rugosi, di un colore che ricordava il mare verde dopo una tempesta. E nonostante gli inesorabili segni del tempo, c’era ancora tanta vita ed energia dietro quello sguardo. I suoi gesti erano gentili e intraprendenti, ma quando parlava si percepiva una certa timidezza nelle sue parole. Era indubbiamente una donna diversa. Era elegante senza essere pedante, moderna senza essere buffa. Lei mi disse qualcosa riguardo la pioggia che non cessava di cadere copiosamente ormai da diversi giorni. Mi ricordo che quella stagione primaverile fu abbastanza anomala. Nonostante il mese di giugno fosse alle porte, l’estate sembrava un miraggio più che annebbiato. Finito il cappuccino la signora mi sorrise e mi guardò per un po’. Ebbi l’impressione che mi volesse rivelare qualcosa, ma poi abbassò lo sguardo e prese il portafogli. E dopo un breve saluto, se ne andò. Io la seguii con lo sguardo mentre si allontanava. La sua camminata era esitante e per un momento ebbi l’impressione che stesse considerando l’idea di tornare indietro. Pensai che forse aveva veramente l’intenzione di rivelarmi qualcosa. O chissà, ero soltanto io che avevo il desiderio di aggrapparmi ad una qualche novità sconosciuta… Continuavo a guardarla nell’attesa di una mossa inaspettata. Ma improvvisamente vidi dinanzi ai miei occhi, compenetrati, un bambino grassoccio e inquieto. Un attimo fugace di distrazione e la signora non c’era più. Mi girai svelta verso l’enorme vetrata del Caffè che dava sulla via principale e mi sembrò di avere la vista repentinamente offuscata. La forte pioggia aveva appanato completamente le lastre di cristallo e le gocce varioformi scendevano giù con la fretta di chi non ha voglia di aspettare. Riuscii a intravedere malamente la mia macchina grigia. Era sporca e rammentai, con una certa angoscia, che era ormai da mesi che mi proponevo di lavarla, ma non lo facevo mai. Lo stato di inerzia in cui spesso mi trovavo in quel periodo era veramente opprimente. Ebbi l’impressione di non respirare. Mi alzai con una certa irritazione e andai verso la cassa per saldare il mio conto. Guardai nuovamente fuori e vidi una pozzanghera d’acqua continuamente investita dai pneumatici infuriati. La cassiera balbettò qualcosa di incomprensibile e io feci finta di aver capito. Mentre cercavo il portamonete in borsa una sua collega annunciò con voce stridente e sgradevole:《È tutto a posto, la signora Ella ha già pagato tutto.》. 《Chi?》, chiesi io con stupore e curiosità. E solo allora mi resi conto che io e la gentildonna dagli occhi verdi mare non ci eravamo mai presentate.