Care amiche, cari amici, buon Natale!
Nel formulare questo messaggio sintetico, mi soffermo a considerare il significato dell’augurio e mi chiedo quale valore contengano le due brevi parole “buon Natale”, che pronunciamo per consuetudine, come quando diciamo “buongiorno” o “arrivederci”.
Invece io voglio trasmettervi un augurio che voi possiate percepire nel suo significato più vero, quello di ricordare una nascita prodigiosa avvenuta più di duemila anni fa: la nascita di Gesù. Il quale è venuto tra noi a portare un messaggio d’amore e perdono in un contesto storico che conosceva solamente l’odio, la vendetta, l’indifferenza per il dolore degli altri e la prevaricazione dei forti sui deboli. “Beati gli ultimi, perché saranno i primi nel Regno dei cieli”, diceva Gesù. E ancora: “A chi ti dà uno schiaffo, porgi l’altra guancia”. Parole da rivoluzionario, per quei tempi. E, infatti, l’hanno crocifisso. Quindi, quando diciamo “buon Natale”, esprimiamo un concetto che implica mitezza, armonia, amore, pace.
Ed è proprio questo che io voglio augurare a tutti voi che leggete i miei libri e avete la bontà di apprezzarli, la generosità di farmelo sapere, l’amore per me che da quarant’anni vi racconto storie sempre nuove, la gentilezza di confidarmi che le vostre madri e le vostre nonne, prima di voi, mi leggevano e apprezzavano. Insomma, grazie di volermi bene.
Grazie di cuore, amiche e amici cari, perché da voi ho ricevuto e ricevo molto, forse più di quanto io vi abbia dato e vi dia. Grazie per farmi sentire tanto amata.
Il solo modo che ho per ricambiare tutto questo è continuare a raccontarvi le mie storie e augurarvi ora, dal profondo del cuore: “buon Natale!”
Sveva