Tante storie magiche
FIL ROUGE di Annarita Mastrangelo
“Non leggeva scrittura femminile, mai. Era uno dei punti fermi della sua vita. Troppo isterica, o troppo debole. Ecco perché all’incontro con l’autrice previsto nel pomeriggio alla libreria dell’angolo, non ci sarebbe andato. Ma poi scorrendo l’invito arrivato per posta elettronica, fu catturato da una foto. Anzi, da un paio di occhi luminosi e malinconici. Non avrebbe saputo dire il perché, ma quello sguardo gli era rimasto dentro a lungo, come una domanda. Cancellò gli impegni in agenda e si organizzò”.
Quel pomeriggio, lasciando tutti i collaboratori di stucco, si dileguò silenziosamente.
In quel marciapiede affollato di gente intenta a fare lo shopping nella via più fashion della città, sembrava esistere solo lui.
Mentre camminava, con il caldo inaspettato per il mese di giugno, era molto inquieto. Tutto gli stava riaffiorando alla mente, e mentre continuava a rispondere alle seccanti telefonate di lavoro, curiosamente la mano destra litigava con il nodo della sua cravatta blu di seta griffata.
La libreria si trovava a due isolati dal suo lussuoso ufficio, esattamente, all’angolo di un edificio dove, al primo piano c’era il suo preferito Barber Shop. Zac era solito andare lì ogni settimana per la rasatura e si rammentò che, era stato proprio uno dei ragazzi (un giovane stagista) a parlargli di una sua cara amica che di lì a pochi giorni avrebbe presentato proprio in quella libreria il suo libro, pregandolo così, di partecipare. Lui per non essere scortese, sebbene non leggesse scrittura femminile, decise di dargli l’indirizzo di posta elettronica per ricevere l’invito. Non amava entrare in confidenza con le persone, ma quel ragazzo così ben educato lo aveva preso in simpatia.
Un uomo d’affari che, dopo una passionale storia d’amore finita nel giro di poche ore, si era trasferito all’estero per ritornare all’apice del successo, dopo vent’anni. Un gentiluomo in apparenza schivo e lunatico, ma che si faceva perdonare per il suo bel sorriso.
Era ripartito da zero a piccoli passi, con un patto: il passato non sarebbe più entrato nella sua mente, neanche in punta di piedi.
Affrettò il passo e arrivò tutto trafelato in libreria. In ritardo rispetto all’orario indicato sull’invito, fortunatamente anche la scrittrice era rimasta imbottigliata nel traffico e l’evento sarebbe slittato di circa mezz’ora.
Per essere una serata estiva c’era moltissima gente, incuriosito, iniziò a domandarsi chi fosse questo giovane talento da attirare tanto pubblico; tutti scalpitavano per l’attesa. Lui non doveva esser lì, e non si era interessato all’evento se non esclusivamente dopo esser stato rapito da quei due occhi neri.
Be’ sicuramente si era lasciato suggestionare dai ricordi. Improvvisamente si sollevò dalla poltroncina, e afferrando la sua valigetta di pelle iniziò a cercare un posto nelle ultime file, ma oramai la libreria era gremita di giovani ragazzi quindi, rimase in piedi. In ogni caso decise di mettersi in un punto di fuga, claustrofobico, era l’unico modo per mantenere la calma.
Zac resistette: la sua curiosità aveva dominato l’inquietudine.
Si appoggiò alla parete, con una copia del libro tra le mani, in attesa…
Un applauso, e come da ritardo annunciato l’autrice fece il suo ingresso in libreria: quei ragazzi erano trepidanti per lei, e il loro entusiasmo aveva contagiato anche Zac. Era felice, ma quello stato d’animo lo aveva sorpreso e turbato allo stesso tempo. Quando vide la ragazza iniziò a sudare freddo.
Erano passati moltissimi anni da quando una sera al ristorante …
“Mi dispiace Carole, ma io ho già accettato l’incarico e questo non è il momento migliore per stravolgere le nostre vite”.
Ce la mise tutta per dissuaderla, con la promessa che nulla sarebbe cambiato.
Lei si fece prendere dallo sconforto, forse, e quella sera stessa decise che non si sarebbero mai più rivisti. Questo Zac non poteva immaginarlo.
“È questo che vuoi?” le domandò.
“Sì. Meglio che ognuno vada per la propria strada”. A volte non sapeva come prenderla: testarda, imprevedibile, dolce, debole, tenace.
Zac prese le sue mani, ma lei si alzò in modo maldestro lasciando cadere il bicchiere sul tavolo. Imbarazzato, mentre nella sala del ristorante tutti si voltarono cercando di capire cosa fosse accaduto, lui rimase seduto e continuò a degustare il suo bicchiere di Barolo. L’indomani mattina tentò varie volte di chiamarla, ma fu inutile.
Dopo alcuni giorni, amici in comune, gli dissero che Carole aveva preso un volo diretto a Saint Barth. A quel punto si arrese alla sua imprevedibile testardaggine e a quella donna che gli aveva di nuovo strapazzato il cuore.
Dopo qualche settimana era tutto pronto per il trasferimento a Londra… e purtroppo un pezzo del suo cuore oltre oceano.
Iniziò la presentazione, e l’atmosfera festosa lo distolse dai suoi fantasmi.
Scosse la testa quando vide arrivare lo stagista: Nicolas.
Fece un cenno per far sì che lo riconoscesse tra la folla e quando il ragazzo aguzzando la vista lo vide, sorpreso, gli andò incontro.
Si salutarono e poi, con una pacca sulla spalla Zac lo sollecitò a raggiungere di nuovo la sua amica; la somiglianza a Carole era incredibile.
Anche Carole aveva iniziato a scrivere un libro all’epoca della loro relazione. Forse per questo Zac, si rifiutò sempre categoricamente di leggere scrittura femminile; quante serate trascorse insieme a leggere le bozze. Be’ cercare di dimenticarla non era stato facile.
L’autrice invece aveva scritto un libro di fiabe in chiave moderna. Zac, aveva deciso che sarebbe andato dopo la presentazione per la firma copie a scambiare due chiacchiere con lei.
Poi, si voltò e …
Era lì, la vide in un angolo con qualche anno in più, ma sempre molto bella e con lo stesso sguardo malinconico. Lei non esitò e si diresse verso di lui, come se il tempo si fosse fermato e tornata dal quel viaggio.
“Cosa ci fai tu qui?” Zac la guardò con aria sbigottita.
“Domando a te la stessa cosa”, bisbiglio Carole.
Zac era profondato in uno stato confusionale, ma mentre cercava di trovare le parole per togliersi da quell’imbarazzo, lei gli si avvicinò sempre di più fino a sfiorarlo.
“Ascolta” aggiunse, con un filo di voce.
“Io…”
Zac aveva capito tutto dalla luce che riflettevano i suoi occhi, ma non voleva ascoltarla, non in quel momento.
“Ti prego…” le disse lui esortandola a fare silenzio.
“Perdonami…” sussurrò Carole.
“Non è stato facile”.
Mentre Zac stava parlando, lasciò che lei gli tenesse la mano. Chiuse gli occhi e sentì un fremito, ma intrappolato nella sala con l’unico punto di fuga oramai sovraffollato, la strinse ancora più forte. Si pentì subito dopo.
All’epoca le loro carriere erano all’inizio. Carole era molto giovane e ribelle, così quando la sua migliore amica le disse che c’era un buon posto il quel luogo magico, fece quel colpo di testa, pensando che fosse arrivato proprio nel momento giusto.
Dopo alcuni mesi “Joline Rose”, nacque in quel luogo esotico. Madre e figlia rimasero circa quindici anni a Saint Barth, ma quando Carole decise di convolare a nozze con un imprenditore immobiliare, dovettero traferirsi a Dublino.
Ma in seguito al suo recente divorzio, aveva deciso di raggiungere la figlia a Londra.
Si guardarono ancora una volta negli occhi, ma non era uno sguardo d’intesa. Lei gli sussurrò con un filo di voce che Joline Rose era stato il regalo più grande della sua vita!
“Va tutto bene?” domandò lei sorridendo.
“Sì” rispose lui.
“È così bella…”
Zac non sapeva più cosa dire.
Carole trattenne il fiato, e non si mosse, mentre Zac si voltò e uscì scrollando le spalle…
Soprappensiero, aveva percorso chilometri senza mai fermarsi; sembrava vagare per le strade della città.
Ma…
Purtroppo, sì, quello era il suo sogno ricorrente. Zac, era a casa stravaccato sul divano con lo sguardo fisso al soffitto. Dopo essersi addormentato, si risvegliò improvvisamente con il pomeridiano canto della cicala e, in preda al suo solito incubo.
Quel giorno quando aprì la posta elettronica era stato catturato da quegli occhi malinconici, ma soprattutto dalla somiglianza di quella foto con Carole, forse con qualche anno in più.
Ancora una volta le emozioni avevano preso forma: l’unica risposta alla sua domanda era il privilegio di sognarla per ripercorrere quei flash di vita che li aveva per anni uniti.
Si alzò in fretta e a passo svelto si avviò all’incontro con l’autrice.
Carole, aveva sempre trovato il modo di seguire dietro le quinte la vita di Zac, senza che lui ne fosse minimamente a conoscenza…
FIL ROUGE è stato inserito nell’antologia AA.VV tratta dall’incipit d’autore di Gabriella Genisi dal titolo “Come i miei occhi” 2018