Tante storie magiche
Infinito amore
Infinito amore
di
Daniela Perelli
«Ringrazio di vero cuore chi mi ha permesso di essere qui oggi, per raccontare la storia di un amore molto forte e profondo».
Mi trema un po’ la voce; è la prima volta che mi trovo a parlare davanti a un pubblico. Cerco comunque di calmarmi facendo qualche profondo respiro: in fondo, chi mi guarda, sono giovani studenti emozionati e curiosi di ascoltare le storie di persone davvero coraggiose. Persone che hanno passato momenti inimmaginabili.
«Purtroppo i miei nonni non hanno potuto essere qui, come gli altri gentili signori, per raccontare la loro storia. Tempo fa, mentre sistemavo vecchi scatoloni, ho trovato alcune lettere che mia nonna scrisse a mio nonno durante la loro prigionia nel campo di concentramento di Birkenau. Lettere che purtroppo non ricevettero mai una risposta. Vicino vi era anche un piccolo diario».
Una lacrima scivola sul mio viso.
«Scusate l’emozione, ma parlare di loro provoca in me una serie di sensazioni difficili da descrivere. Quel che so me lo ha raccontato mia madre che, in un certo senso, ha vissuto in maniera profonda questa situazione. Quando mia nonna fu deportata era incinta, ma lo scoprì in un secondo tempo.
La cosa che più mi rattrista è sapere che mio nonno non lo seppe mai…
Purtroppo morì pochi giorni dopo, ucciso a sangue freddo mentre tentò di ribellarsi e proteggere alcuni degli anziani che vennero mandati direttamente nelle camere a gas.
“Era davvero un uomo coraggioso, nonostante fosse ancora un ragazzo di appena vent’anni”. Questo è quello che mia mamma mi ripete spesso. Mia nonna ci ha lasciati quando io ero ancora molto piccola e purtroppo non ho molti ricordi di lei, ma una cosa non dimenticherò mai: il suo modo di sorridere! Chi ha passato tutto ciò, ha un modo di sorridere alla vita diverso.
“Sai tesoro, la nonna mi diceva sempre che io e te siamo identiche al nonno e che non esiste gioia più grande del guardarci. È come se una parte di lui fosse ancora viva in noi”. Mia madre si commuove sempre ancora adesso, nonostante siano passati anni».
Sento brusii, mormorii e vedo visi attenti e commossi.
«Ho portato con me, oggi, una delle lettere che ho trovato in soffitta e mi piacerebbe molto leggerla a voi. Non potendo raccontare al posto loro le situazioni che hanno vissuto, ho deciso di farvi ascoltare una parte importante del diario, e una delle lettere che per me è molto significativa, visto che parla di speranza…».
Dal diario di
Charlotte, anno 1944
«È bellissimo essere qui insieme amore mio, non trovi?».
«Qualsiasi luogo è speciale, basta che tu sia qui con me, Charlotte».
«Mi manchi molto quando non siamo insieme. Promettimi che staremo qui per sempre».
«Ora stai per svegliarti amore, ma ci rincontreremo presto. Questa è l’unica promessa che posso farti. Ti amo».
«Anche io ti amo, Matthew».
Mi sveglio di soprassalto e, come sempre, mi ritrovo circondata dal buio. Il freddo gelido mi fa tremare fortissimo.
Di nuovo lo stesso sogno ricorrente: oramai è da una settimana o giù di lì che mi succede.
Ho perso la cognizione del tempo.
Nel mio sogno, io e il mio Matthew, ci ritroviamo ripetendoci sempre le stesse parole. Vorrei non svegliarmi mai, perché nel mio sogno sono felice: siamo di nuovo insieme e tutto intorno a noi è caldo e lucente.
Mentre dormo posso davvero sentire il tepore dei nostri visi innamorati che si osservano sereni. Poi, però, mi sveglio, e la dura realtà si imbatte su di me.
Mi sollevo quel poco dalla mia brandina, cercando di non fare rumore per non svegliare nessuno…
Ma chi voglio prendere in giro? Non stanno dormendo! Il freddo non dà tregua, non vi è via di scampo.
Mi rintano sotto questa logora coperta che sembra carta vetro, accendo la mia piccola torcia, donata da una donna delle SS. A quanto pare mi ha presa in simpatia. Mi ha detto che le ricordo lei alla mia età e che quando ha visto scendere me e Matthew da quel treno, ha ripensato a un amore perduto nella sua adolescenza.
Mi tratta un po’ meglio, diciamo. Mi ha lasciato qualche foglio e una penna per poter scrivere al mio amore. Lei avrebbe fatto in modo di fargli avere le mie lettere.
Se Matthew sapesse, mi direbbe che sono la solita ingenua sentimentale; tutte le azioni che sembrano benevole nei nostri confronti non sono reali, ma solo frutto della nostra fantasia per aggrapparci alla speranza. In realtà, quello che in questo posto scambiamo per generosità o pena, non è altro che un’illusione inculcata dalle SS per farci vivere quell’attimo di gioia, e poi strapparcelo via all’improvviso.
Sarà anche così, ma non mi importa! Per il momento approfitterò della situazione e scriverò al mio amore, con la speranza che questa lettera gli arrivi…”.
«Questo è quello che scrisse su uno di quei preziosi fogli e che riportò, in un secondo tempo, su questo diario. Dico “preziosi” perché per mia nonna erano l’unica àncora di salvezza a cui potersi aggrappare. Quella donna delle SS la aiutò veramente, specialmente quando capì di aspettare un bambino. Se non fosse stato per lei non ne sarebbe uscita viva ma, nonostante questo, né io né mia madre riusciamo a provare alcun senso di gratitudine per lei. Se lavorava lì non poteva essere di certo una buona persona ma, a dire il vero, non ci siamo mai poste troppe domande. Doveva andare semplicemente così. Ora vi leggerò la lettera che scrisse a mio nonno con la vana speranza che gli arrivasse».
Gennaio 1944…
“Ciao tesoro mio, come stai? Lo so, scusa, è una domanda stupida, ma sai, cosa si può dire in certi momenti? Cosa ne dici se, anche per poco, parliamo solo di noi e non di quello che stiamo vivendo adesso? Tanto già sappiamo l’inferno che stiamo passando, inutile raccontarci cose, giusto?
Ti ho sognato…Veramente, ti sto sognando spesso e voglio credere, anzi no, ne sono certa, che questo sarà il nostro meraviglioso “E vissero felici e contenti”. Ovviamente poi non “Fine della storia”, ma un nuovo inizio. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Tu, il classico bulletto da bar, con indosso il baschetto e quelle ridicole bretelline, che nessuno avrebbe mai potuto permettersi di portare, invece su di te erano perfette.
Ero con la mia migliore amica Jinny, quella ragazzetta tutto pepe e simpatica da farti ridere a crepapelle. Voglio ricordarla così la mia Jinny…
Ma quanto eri sbruffone quel giorno? Non mi toglievi gli occhi di dosso e io stavo letteralmente morendo dall’imbarazzo! Ero davvero timida e lo sono tutt’ora, anche se non come prima.
Anche perché stare con te non è mica semplice e il mio caratterino ho dovuto tirarlo fuori subito.
Ti eri avvicinato con fare spavaldo e sicuro; eravamo faccia a faccia. Ti eri tolto il cappello facendo un lieve inchino. Avevo capito che era più una presa in giro, ma non me la presi più di tanto e, se ben ricordi, ti avevo anche assecondato facendo una bella riverenza. Mi avevi stretto una mano nella tua e mi avevi guardata ancora più intensamente, dicendomi: «Lo sai vero che un giorno io ti sposerò?».
Ti sorrisi timidamente e non so ancora con quale coraggio risposi: «Sì, lo so. Ho aspettato tanto di incontrarti e adesso che ti ho trovato non ti lascerò più andare via». Mi avvicinai e ti diedi un castissimo bacio sulla guancia ma tu, veloce come un fulmine, ti girasti di scatto e mi rubasti il mio primo bacio!
Ora, mio dolce e ribelle Matthew, devi mantenere la promessa. Io non mollerò, stanne certo! E tu dovrai fare lo stesso, ok? Io ti penserò sempre e tu penserai sempre a me. Saremo un’unica forza e quando ci rincontreremo ripeteremo esattamente le stesse belle parole del sogno. Sono sicura di questo. Ti amo, tua per sempre, Charlotte”.
Piego la lettera e la appoggio sopra il mio cuore…
«A questa dolcissima lettera se ne aggiunsero molte altre. Non avendo mai ricevuto una risposta, la mia adorata nonna capì che il suo grande amore forse non c’era più, ma continuò a scriverle, e quella donna delle SS continuò a recapitarle, almeno: questo le aveva fatto credere. Quando scoprì di essere incinta venne risparmiata e riuscì a salvarsi e altri come lei. Le sue lettere le vennero restituite da questa donna, così, come niente fosse! Da quel momento ne ebbe la certezza…
Dentro di lei, però, una nuova vita nasceva e questo le diede la forza di continuare. Era stato per lei il suo “E vissero felici e contenti”, perché una parte di Matthew viveva in Charlotte. Grazie a tutti».