Tante storie magiche
Cara Marta
Cara Marta, ti scrivo mentre fuori il sole splende e proprio adesso ho la sua meravigliosa luce che riscalda la mia scrivania, vorrei tu potessi vederla.
Nei giorni passati ha piovuto molto, questo inverno stenta a finire, ma oggi c’è il sole e sarà una splendida giornata.
Avrei tante cose da dirti, su di me, su Lorenzo, su questa nuova casa, su questa nuova vita.
Non ti nego che certi giorni sento forte la mancanza di casa mia, dei miei luoghi, dei miei affetti e in quei giorni preferisco non scriverti perché sarebbero parole troppo tristi.
Ti scrivo solo poche righe al momento, se me ne sto qui ferma e non mi decido ad alzarmi oggi morirò di fame e con me pure il mio Lorenzo.
Ti abbraccio
Cara amica, oggi vorrei chiedere a Lorenzo se mi porta fuori a cena; non abbiamo nulla da festeggiare, eppure credo che in questi piccoli gesti si nasconde la vera essenza del sentimento, l’amore, secondo me, si nutre di piccole cose: di un sorriso al mattino, di un pranzo insieme, di un bagno caldo e di mani intrecciate sotto le coperte.
Un bacio
Amica cara, la primavera è finalmente arrivata, tutto adesso sembra più bello, più facile, più sopportabile.
Questo fine settimana Lorenzo è rimasto a casa per via di una brutta influenza, spero che sia soltanto un colpo di coda di questo brutto inverno.
Col suo lavoro si becca di tutto e spesso poi passa tutto a me, ecco cosa succede a sposare un prof!
Ciao amica, ti abbraccio.
Cara Marta, questa primavera scorre così veloce che è già quasi estate; i balconi del mio palazzo sono tutti in fiore, tutti tranne il mio, non ho proprio il pollice verde!
Tra poco sarà il nostro anniversario di matrimonio, ti ho sempre detto che per me l’amore vive di piccoli gesti, però non ti nego che forse stavolta vorrei essere stupita.
Vorrei una sorpresa, un regalo di quelli che non ti aspetti, vorrei un tuffo al cuore e lacrime di gioia. O semplicemente che per qualche istante mi mancasse il fiato, per un forte abbraccio.
A presto…
Cara Marta, non ti scrivo da parecchio tempo, purtroppo una brutta caduta mi ha costretto a star ferma, ero sul terrazzo a dar l’acqua alle piante e sono caduta come una scema, adesso va meglio, i dolori sono passati, resta ancora qualche livido ma passerà.
Ciao.
Cara amica mia, l’estate è esplosa, il caldo è diventato rovente, adesso che è finalmente notte mi godo la frescura e il relax che essa regala.
Le giornate scorrono a rilento, tra poco Lorenzo sarà in ferie e inizierà la nostra estate.
Non abbiamo ancora fatto programmi ma, sicuramente, andremo giù dai suoi per qualche giorno e poi, non so, vorrei andare dai miei, vorrei vedere mio fratello, vorrei trascorrere qualche giorno anche con la mia famiglia.
Buona estate a te.
Ciao Marta, oggi è una giornata “no”, ho rotto il mio cellulare e inizio a sentirmi fuori dal mondo, dovrei andare a comprarne uno nuovo; rimando, rimando ma, se non mi decido, resterò fuori dal mondo per l’eternità!
Ciao dalla tua sbadatissima amica.
Cara Marta, l’estate volge ormai al termine; il temporale di oggi lo ha confermato, il caldo afoso è stato spazzato via dalla pioggia e dal vento.
Si ricomincia la solita vita, la solita routine.
Sembra ieri che giravo in pantaloncini e, oggi, ho messo i pantaloni della tuta, non sono pronta alle giornate uggiose, voglio il sole caldo e le giornate lunghe, le porte aperte, le tende che vengono smosse dalla brezza della sera, voglio sentire i grilli cantare e il vociare dei vicini che danno feste sui terrazzi.
Non siamo riusciti ad andare dai miei, mi manca il mio paese e i mie cari, però Lorenzo mi ha promesso che andremo a Natale, quindi autunno passa in fretta, inverno arriva subito che io devo rivedere la mia famiglia.
Ciao amica, se non ci fossi tu!
Cara amica mia, l’inverno è arrivato portando un ondata di gelo che non ci aspettavamo, le giornate sono buie e uggiose, il sole spesso non si fa vedere per giorni interi, non mi abituerò mai a questo clima, alla nebbia, alla mancanza di calore, io ho bisogno di sole, di aria limpida.
Anche aprendo tutte le porte la casa resta buia e, allora, spesso mi metto sul balcone; “che scema” penserai tu, si, sembro una scema, in ciabatte e piumino e credo sia la stessa cosa che pensa la mia vicina di casa quando mi vede.
Non ti ho mai parlato di lei; ma sai che in tutto questo tempo l’ho vista pochissime volte?
E’ una signora molto riservata, avrà i suoi settant’anni però ben portati, è molto distinta ma molto fredda, pensavo vivesse da sola e, invece, ho da poco scoperto che vive col marito che, però, credo stia molto male perché si alza di rado e, quando lo fa, se ne sta seduto su una poltrona dietro la porta che affaccia sul terrazzo.
Sono sempre soli, solo due volte ho visto entrare un giovane ragazzo accompagnato da una giovanissima donna che non parlava italiano, credo sia il figlio con la compagna ma non so dove vivano.
Ti sembrerà strano ma conosco pochissima gente, lavorano tutti in questo palazzone e non è facile incontrarsi, per sapere qualcosa in più non mi resta che mettermi sul balcone e osservare.
Guardo le finestre illuminate la sera e immagino la scena che in quel momento stanno vivendo gli abitanti di quella casa e, spesso, mi soffermo sui dettagli; una tenda, un divano, una lampada.
Quante cose si capiscono solo osservando cara Marta, se solo la gente osservasse di più e corresse di meno, sai quante cose si scoprirebbero?
Buona notte.
Cara Marta, non scrivo da parecchie settimane, la tua solita amica sbadata è andata a sbattere contro la porta che da sul balcone, ho preso una bella botta, ho ancora un grosso ematoma sull’occhio ma finalmente ci vedo bene, prima non riuscivo a mettere a fuoco ed era impossibile scriverti.
Ieri è arrivato il postino e sono dovuta andar giù al portone, raccomandate per tutti, c’era anche la signora in grigio, come l’ho sopranominata io (la mia vicina!), mi ha guardato come per dire “guarda questa” ma non mi ha detto una parola, nonostante fissasse il livido.
Ho provato a mettere del fondotinta ma, nulla, si vede lo stesso, devo stare più attenta!
Stai tranquilla, sto bene!
Ciao amica, oggi è arrivato il figlio della signora in grigio, credo che il padre sia peggiorato; lui voleva portarlo via e lei no, ma sai che sentivo perfettamente tutto ciò che si dicevano?
Non credevo che le pareti fossero così sottili!
Ho ascoltato il loro litigio, ma ho dato ragione a lei, sa che il marito sta morendo, perché torturarlo con viaggi e terapie che non porterebbero a nulla?
Vuole goderselo fino alla fine ed è giusto così, il figlio invece mosso dall’amore paterno vuol tentare ancora.
Ma bisogna davvero tentare cara Marta?
Come e quando si decide se lottare o arrendersi?
Ci sono situazioni per le quali vale la pena lottare, ma se anche dopo che hai lottato nulla cambia che si fa? Ci si accanisce o si molla?
Mi dispiace per il loro dolore, viviamo accanto, non ci siamo mai parlate, ma mi dispiace davvero.
Stasera va così, tristezza!
Amica mia, mia confidente, la pioggia batte forte sulle porte, sospinta da un vento che sembra urlare, è una brutta notte arrivata dopo una brutta serata.
Io e Lorenzo abbiamo litigato, è quasi Natale e, come mi aveva promesso questa estate, si doveva andare dai miei; oggi, invece, mi ha detto che non potremmo farlo e io avrei voluto urlare, tanto e forte.
Non può e non deve promettermi cose e poi cambiare idea, non ha rispetto per i miei sentimenti!
Amica mia, Marta cara, il Natale è appena passato, la neve ha bloccato tutto e reso tutto soffice e silenzioso, sono stata troppo dura con Lorenzo, è colpa mia se si è arrabbiato, è colpa mia se ha alzato la voce, è colpa mia se non ha saputo controllare le braccia che mi hanno afferrato e le mani che hanno stretto il mio collo fino a farmi mancare il respiro.
Ho sbagliato e gli ho chiesto scusa.
Scusa anche tu Marta, stasera sono di poche parole.
Cara Marta, stanotte sono da sola a casa, Lorenzo è in gita con la scuola, piove forte fuori e in cucina un rubinetto perde, si è creato un mix di suoni, ogni goccia che cade sembra dire:
TU NON ESISTI,
TU NON ESISTI,
TU NON ESISTI..
Le stesse parole pronunciate da Lorenzo prima di chiudermi in casa e partire con la sua classe.
E’ vero Marta, io non esisto!
Il postino ha suonato, mi sono vergognata a scendere, il fondotinta non copre il labbro spaccato e poi, con la fortuna che mi ritrovo, avrei incontrato la signora in grigio, chissà cosa avrebbe pensato. Non può che essere stata colpa mia, dovrei essere più umile, più calma, più ragionevole.
Avrei voluto che la gita fosse infinita e invece, cara Marta, si ricomincia.
Il labbro è guarito, non si vede più nulla, ho solo le cicatrici nell’anima, ma quelle non le nota nessuno.
Non abbiamo più il telefono fisso, oggi Lorenzo lo ha staccato e tirato addosso a me, con un sorriso mi ha detto che tanto non serviva.
Adesso abbiamo solo il suo cellulare e, quando mia madre chiama, io sono sempre fuori o impegnata o sto riposando… o sto cercando semplicemente di sopravvivere.
Ho paura Marta, ho paura del suo sorriso freddo, ho paura delle sue mani che, silenziose, mi stringono, ho paura che la sua mano che mi tappa la bocca potrebbe non farmi respirare più.
Oggi per la prima volta ho paura del futuro.
E’ ritornata la primavera cara amica mia, è ritornato il sole anche se ormai non mi scalda più.
Non esco più sul balcone, non faccio più la spesa, non apro più al postino; Lorenzo ha sparso la voce con i pochi amici che sto male, non specificando la mia malattia.
Ha detto a tutti che voglio stare sola e invece no, sono sana, sono lucida, vorrei uscire e urlarlo ma non mi ascolterebbe nessuno perché, come ripete sempre mio marito, IO NON ESISTO.
Cara Marta amica mia, oggi per la prima volta ho temuto per la mia vita, ho percepito qualcosa di diverso nei suoi occhi mentre mi stringeva al muro, non so se riuscirò ancora a scriverti ma, se qualcosa dovesse succedermi, io mi auguro che tutte le mie lettere vengano trovate e che la gente capisca che il rispettabile professore schivo e riservato sia in realtà un uomo malato che mi ha ingannata e annientata.
Non esisto più Marta, è vero, mi guardo allo specchio e vedo una sconosciuta che mi fa paura, i miei occhi non hanno più luce, il mio volto è scavato, il mio labbro non è più regolare.
Di quella giovane ragazza innamorata del suo professore non è rimasto più nulla.
Se qualcuno dovesse chiedermi quando tutto è cambiato, io, cara Marta, non saprei rispondere; forse è sempre stato così, forse lui sa amare solo così?
Ho lottato Marta, mi sono adeguata a lui, l’ho sempre accontentato, ho accettato i primi schiaffi e me ne sono vergognata, tanto da non parlartene, ho creduto che fosse colpa mia.
Non ho saputo chiedere aiuto dopo il primo pugno, non ho saputo urlare durante quella notte di violenza, ho avuto paura di essere giudicata e derisa perché sai, amica cara, chi soffre pensa di meritalo e la paura è sempre fissa nella pancia e impedisce di reagire.
Vorrei chiederti aiuto, anche se forse per me è troppo tardi.
E’ arrivata l’estate cara Marta e con essa il caldo, ma io tremo al solo pensiero che resterà a casa tutto il giorno, non avrò più quelle ore di quiete, di pace, di silenzi.
Ieri ho parlato con mia madre al telefono mentre Lorenzo mi osservava con uno sguardo gelido, volevo piangere e, invece, ripetevo “si mamma che va tutto bene”, “ sono stata tanto occupata in questi mesi”, “ lo so che voi non potete viaggiare, verremo presto, te lo prometto”.
Ho chiuso il telefono e sono scappata piangendo.
Perdonami mamma, perdona questa promessa che non manterrò mai, non tornerò più a casa, perdonatemi tutti se mi sono fatta annientare da un uomo che avrebbe dovuto solo amarmi.
“Brutta stronza”
“Non esisti”
“Non tornerai mai a casa”
Non mi urla, ma mi sussurra ciò da dietro la porta.
Amica mia, oggi mentre pulivo mi sono fermata a guardare la foto del nostro matrimonio, l’ho presa, spolverata, accarezzata, avrei voluta stringerla al cuore.
Chi sono quelle persone?
Che fine ha fatto quella ragazza bionda che sorride al suo uomo dagli occhi color nocciola?
Perché Lorenzo, perché non ho meritato il tuo amore?
Quanto ti ho amato io forse non lo potrai mai sapere, ho continuato ad amarti anche dopo le tue violenze, ti ho amato fino a quando colpendomi hai colpito e frantumato il mio cuore.
Mi sono accasciata per terra e ho pianto, in silenzio, sul pavimento.
Quando è rientrato mi ha trovata così, mi ha guardato con uno sguardo che mi ha fatto venire i brividi, come si può avere paura di una persona che abbiamo amato?
“Lasciamoci Lorenzo” ho avuto il coraggio di dirgli tra le lacrime, lui si è avvicinato, ha preso la foto, l’ha fissata per qualche secondo e, poi, l’ha scaraventata contro il muro.
“Mai, non ci lasceremo mai”, mi ha sussurrato quasi soffiando sulle mie labbra.
Ciao amica mia, mi risulta difficile scriverti, lui è sempre in casa e non voglio che mi veda o che sappia di te, queste lettere solo una cosa solo mia, sono una parte della mia vita, una parte che lui non ha oltraggiato, che non ha annientato.
Le lacrime bagnano il foglio, non so se avrò l’occasione di scriverti.
Non so se questa estate passerà per me.
Non so se arriverà Natale.
Non so se vedrò ancora la neve.
Sento a pelle che qualcosa è cambiato e ho paura per la mia vita.
Cara Marta, amica cara, Natale è arrivato, la neve sta scendendo copiosa, immagino che fuori sia tutto bianco, dal mio letto d’ospedale non ho una buona visuale ma vedo i fiocchi cadere e sono in pace.
Hai visto, sono riuscita a scriverti ancora, l’avresti creduto?
Eppure eccomi qui, a dirti che sono viva e sono libera cara Marta, sono riuscita ad urlare forte mentre sentivo che la vita mi stava abbandonando.
Le sue mani stringevano forte e io ho urlato con tutta la forza della disperazione, ho urlato alla vita di non lasciarmi andare via e, allora, lui ha iniziato a sbattermi la testa contro il pavimento e io urlavo, urlavo più forte dei suoi colpi.
Poi il buio, il silenzio, la pace, una luce forte e gli occhi verdi e gentili di Giulia, la dottoressa che mi ha riportato alla vita.
E’ finita Marta, io ritorno alla vita, presto arriverà mio fratello e mi porterà via, torno a casa.
Questa lettera è per dirti grazie e per dirti addio; parlarti, raccontarti mi ha permesso di sopravvivere all’inferno, perdonami per ciò che non saputo raccontare, ma ho toccato il fondo e adesso risalgo grazie a te, a Giulia e alla signora in grigio che ha sentito le mie urla e ha chiamato la polizia quella notte, a voi devo la mia vita.
Sei esistita solo nei miei pensieri, e ti ho immaginata in tanti modi.
Ti ho pensata ribelle e pazza, bellissima e intellettuale, bionda o bruna.
Scriverti mi ha permesso di affrontare lo strazio di un amore malato.
Non ho mai saputo definire il tuo un volto ma adesso si, adesso so che hai gli occhi verdi di Giulia e il sorriso della signora in grigio.
Ti abbraccio,
Paula