Tante storie magiche
Il castello di scatole – scritto da T. M. S. Arcangeli
Lei sapeva esattamente cosa fare in quella mattina d’autunno. Era già tutto sistemato. Ogni scatola era al suo posto e ciascuna aveva una destinazione diversa. All’interno c’erano vestiti, scarpe, foulards e oggetti personali portati via come ricordo da ognuno dei viaggi che aveva realizzato fino a quel momento della sua vita. Poi c’erano i dischi, i cd, i dvd e i suoi libri…lei era stata sempre gelosa di quelle opere che, nel tempo, le erano state di grande compagnia. Ora, invece, sentiva quasi un’indifferenza inspiegabile verso tutte quelle cose. La ragazza guardava le scatole mentre finiva il suo caffè e pensava: 《Ma è mai possibile che una vita possa ridursi a un qualche mucchio di scatole?》. Ovviamente questa era una domanda retorica, poiché lei sapeva che i migliori momenti di una vita vissuta con intensità e verità rimanevano intrappolati nella memoria, nei ricordi più lontani e in quelli più freschi. Finito il caffè lei si alzò e iniziò a vestirsi. Aveva già separato tutto la notte precedente. Doveva andare da un notaio e quindi scelse un tailleur sobrio ed elegante. Si era già truccata e i suoi capelli erano sistemati a mo’ di conchiglia. Mise i suoi mocassini preferiti color marrone, che si abbinavano alla perfezione con l’unica borsa che le era rimasta. Tutte le altre già si trovavano all’interno di due grandi scatole preparate per la donazione. Non portava più collane, orecchini, anelli, orologi, bracciali, li aveva venduti tutti a un suo onesto e caro amico di lunga data che faceva il gioielliere. Lei aveva deciso di donare anche i soldi ricavati dalla vendita di quei tesori di famiglia e, quindi, li lasciò qualche giorno dopo davanti a una casa umile che si trovava nella periferia della città. Lei sapeva che in quel posto viveva una famiglia disagiata – padre, madre e sette figli che cercavano di sopravvivere in condizioni estreme. Ma la ragazza non volle vederli e né farsi vedere. Aveva deciso di lasciare la busta con i soldi nella cassetta della posta color grigia e aveva inserito al suo interno un piccolo foglio di carta dove aveva scritto a mano: 《Non disperare. Tutto ciò che perde, ritornerà sotto un’altra forma.》. La frase non era sua ovviamente, ma fu la prima cosa che le venne in mente. Aveva letto queste parole da qualche parte, ma ormai non si ricordava più né il nome dell’autore, né il luogo dove erano scritte. Era pronta per partire. Quella donna aveva venduto anche la sua macchina e così dovette chiamare il taxi. Viveva in quella città da una vita ormai ed era la prima volta che usufruiva di quel tipo di servizio particolarmente comodo. Qualche minuto di attesa e il videocitofono suonò. Le venne in mente quel pezzo cantato melodicamente da Lou Rawls che diceva più o meno così: 《Money you’ve got lots of friends, they’re crowding around your door. But when you’re gone and spending ends, they don’t come no more.》. Prima di chiamare l’ascensore, la ragazza diede un’attenta, ma veloce occhiata a quel castello di scatole multicolore che si trovava nel bel mezzo del suo salotto. Si mise a sorridere enigmaticamente per un po’, poi si girò, prese la sua borsa e uscì.