Tante storie magiche
Magico Natale
Magico Natale
Di Carolina Francesca Lizzi
(Brano tratto da un racconto pubblicato nel 2014 nella raccolta UNA STORIA MAGICA)
Sara avanzava a fatica sotto una pioggia battente. Aveva parcheggiato la sua lussuosa berlina e, senza ombrello, si era avviata sotto quel diluvio. Era stanca, aveva avuto una giornata lunga ed estenuante che le aveva lasciato una percezione d’amarezza e d’impotenza. Aveva girovagato tutto il pomeriggio senza meta indecisa sul da farsi. Ormai si era fatto buio ma non trovava la forza per ritornare a casa da suo marito, Lorenzo, da qualche mese gravemente malato. L’uomo era stato dimesso dall’ospedale da pochi giorni ed era in attesa dei risultati dell’ultimo ciclo di chemioterapia. Quel giorno, a causa degli impegni improrogabili della moglie, era stata sua madre a occuparsi di lui e dei loro due figli, un bambino di cinque anni e una bimba di sette. Lorenzo per tutto il giorno era stato inquieto, ma da quando non aveva più notizie di Sara era diventato intrattabile. Le ore trascorrevano con lentezza esasperante quando sua moglie non c’era e lui non aveva sue notizie da più di sei
ore. Era in pensiero per lei, ne era innamorato e sapeva che avrebbe sofferto molto se non fosse riuscita nel suo intento.
Sara era una donna tenace, leale e amava moltissimo lui e i loro due bambini. Lei lo aveva informato dei problemi che stava vivendo con il suo capo e, se non avesse raggiunto i risultati sperati, avrebbe dovuto scontrarsi con lui per opporsi ai suoi scellerati propositi. Quella angosciante attesa lo stancava, conosceva bene la moglie, si sarebbe fatta licenziare e non corrompere. Una parte di lui avrebbe voluto conoscere l’esito della riunione, l’altra non sapere.
Sara intanto continuava ad avanzare, nella pioggia indifferente a tutto, un solo pensiero la dilaniava: come avrebbe potuto informare suo marito dell’esito disastroso dell’incontro? Dove trovare il coraggio necessario per dirgli che era stata licenziata in tronco? Doveva inevitabilmente inventarsi una storia, una qualunque da raccontargli, non avrebbe potuto aggiungere al dolore anche quella preoccupazione. La consapevolezza d’aver perso il lavoro, a causa della sua incorruttibilità, l’avviliva. L’aver preso coscienza che l’onestà non paga la mandava in collera. Mancavano pochi giorni a Natale e in lei l’infelicità cresceva a dismisura. Si era sentita impotente di fronte alle vessazioni che aveva dovuto subire dal suo datore di lavoro. Aveva cominciato a piangere senza quasi percepirlo. Il pianto era sgorgato inarrestabile, a inondarle il volto. Quelle lacrime, mentre scendevano, avevano il sapore della rabbia e dell’umiliazione ma nessuno le notava, perché mescolandosi alla pioggia
sembravano gocce d’acqua. La gente le guardava i capelli e il cappotto che grondavano acqua. Quella donna, bella e raffinata, che se ne andava in giro tutta bagnata, suscitava curiosità. Alcuni passanti frettolosi la urtavano facendola barcollare ma lei non gli dava peso e, come un automa, continuava ad aggirarsi senza meta, immersa in lugubri pensieri.
Nel suo peregrinare riviveva all’infinito la massacrante mattinata, e pensava con terrore al suo futuro. Il Natale per lei e la sua famiglia sarebbe stato triste, non soltanto per la malattia de suo amato Lorenzo, ma anche per aver perso il lavoro. Per molta gente quelli che s’appressavano erano giorni felici ma per lei non ci sarebbe stata alcuna gioia. Conosceva, bene, la situazione di regresso che stava vivendo il paese e la speranza di trovare un altro lavoro non avrebbe trovato riscontro nella dura realtà.
La malinconia di Sara aumentava a dismisura con il passare delle ore a causa di quelle elucubrazioni e della poca fiducia nel futuro. Per rimediare il denaro necessario per poter vivere, avrebbero dovuto mettere in vendita la casa, che avevano comperato da poco. Avevano dovuto lavorare duramente, suo marito e lei, per poterla acquistare. Nonostante i molti sacrifici affrontati, un tempo non lontano, erano stati felici. Lorenzo e lei, si erano considerati fortunati per aver trovato lavoro poco dopo la laurea. Lei era stata assunta presso un’impresa edile, dove aveva svolto le mansioni più disparate e con uno stipendio modesto. Con il tempo si era fatta apprezzare e stimare per le sue capacità e la sua professionalità
ed era diventata ingegnere capo. Lorenzo era stato assunto in una banca come cassiere. Rinunce e impegni non l’avevano spaventato ed era riuscito a ottenere avanzamenti e riconoscimenti fino a diventare direttore dello stesso istituto. Nulla era stato regalato, a Lorenzo e Sara, tutto ciò che possedevano era stato guadagnato onestamente.
Erano figli di operai, avevano conosciuto la miseria e avevano giurato a se stessi che i loro figli avrebbero avuto una vita agiata e mai avrebbero sperimentato la povertà. Improvvisamente, un ciclone aveva sconvolto le loro vite e tutto era cambiato. Lorenzo si era ammalato e lei era rimasta l’unico sostentamento della sua famiglia. I suoi cari avevano riposto in lei le speranze di una vita decorosa. Era disperata: se le cose non fossero cambiate, dove avrebbe trovato il denaro necessario dei i costosi medicinali per il suo Lorenzo? Quel pensiero le aveva fatto correre un brivido lungo la schiena. Guardava con terrore al futuro e la paura di ridiventare povera l’attanagliava.